L’impatto della cannabis light sull’economia agricola italiana

Riguardo gli usi della cannabis ne abbiamo sentite di ogni: c’è chi la ritiene il Sacro Graal del nuovo millennio e chi al contrario la demonizza come il male assoluto. Ma molto poco si parla del ruolo che ha e del potenziale impatto che la vendita legalizzata della cannabis light può avere nell’economia del nostro Paese. 

Negli ultimi anni sono innumerevoli i “Canapa Shop” che hanno aperto in ogni città d’Italia che vendono prodotti e spaziano in ogni settore merceologico: olii, farine, integratori, borse, senza dimenticare sigarette e simili dall’effetto rilassante.

Tra i tanti negozi tra cui scegliere consigliamo lo store di WeWeed dove è possibile acquistare prodotti di cannabis legale.   

Ecco una breve panoramica sull’impatto che la cannabis light legale sta avendo sull’economia nazionale.

La cannabis light legale

Per poter essere venduta, la cannabis deve rispettare alcuni criteri stabiliti dalla legge. La normativa 242/2016 ha finalmente reso legale la coltivazione, l’uso e la vendita della cannabis light anche in Italia, a patto però che i semi trattati facciano parte delle varietà certificate ed iscritte nel registro europeo. I commercianti hanno l’obbligo di conservare gli scontrini per almeno 12 mesi, in maniera tale da poter dimostrare ad eventuali controlli la provenienza dei semi. 

Ma l’aspetto più importante per la vendita riguarda i livelli di THC consentiti, che devono essere compresi tra lo 0,02 % e lo 0,06%, Il THC è la componente psicoattiva della marijuana, quella responsabile dell’eccitamento e delle reazioni amplificate. 

La componente rilassante è invece il cannabinoide noto come CDB, su cui si concentra la maggior parte della produzione dei prodotti derivati dalla canapa. 

L’industria della cannabis

Sono tantissimi i settori commerciali in cui la canapa sta riscoprendo un ruolo da protagonista. Sono innumerevoli gli usi e gli impieghi che si possono fare della pianta, come ad esempio:

  • nell’industria farmaceutica: dal 2007 è consentito utilizzare la canapa nella terapia del dolore. Inoltre viene consigliata anche per alleviare dolori e fastidi derivanti da radio e chemioterapia e per rallentare gli spasmi e le convulsioni dovuti a malattie come la Sclerosi Multipla e il Parkison. La ricerca è in continua evoluzione per trovare altri efficaci impieghi;
  • nella cosmesi: complice l’interesse verso il mondo biologico che sta letteralmente invadendo il mondo beauty, sono stati provati i benefici che pelle e capelli possono trarre dall’applicazione costante di prodotti a base di marijuana; 
  • nel settore alimentare: biscotti, condimenti, farine e gelati sono solo alcuni dei cibi che stanno conoscendo la sperimentazione in cucina della cannabis e del suo derivato più conosciuto, l’olio di CDB;
  • nell’industria tessile: anche in questo campo si sta continuamente cercando un’alternativa naturale ai tessuti sintetici che da decenni la fanno da padrone. Più che di un nuovo impiego, possiamo parlare di una vera e propria riscoperta della canapa come fibra tessile per la creazione di abbigliamento, accessori e tessili per la casa. 

Si va così delineando una vera e propria filiera produttiva che coinvolge coltivatori, tecnici e chimici, imprenditori, commercianti e commessi. Una grandissima opportunità per l’economia nazionale, che creerebbe nuovi posti di lavoro trattando una materia prima del tutto naturale!